A me il Natale piace al cinquanta per cento, non nel senso che mi piace a metà, più una cosa tipo mi piace tutto e non mi piace niente.
Intanto odio dover fare i regali per forza, sarebbe tanto bello poter ammettere:
– ho cercato la cosa perfetta per te, ma non l’ho trovata, probabilmente ti sorprenderò aaaaa… diciamo febbraio!?
E poi odio ricevere regali fatti per forza:
– ma graaaazie, un guanto per il forno con delle corna di renna al posto del pollice, bellissimo!
Per contro è piacevole scoprire di averne azzeccati almeno un paio, e che un paio siano stati azzeccati per me.
– allora tu mi ascolti…
Non sopporto i mantra buddhisti inviati via mail, né gli auguri preconfezionati inviati via SMS, specie quelli con la richiesta di farli girare perché così tutto si avvererà ((#sticazzi (rubo l’esclamazione a @roccorossitto)).
E ugualmente mi irrita l’idea che dovremmo essere più buoni: perché dovrei essere più buona proprio nel periodo dell’anno in cui c’è meno luce, fa più freddo e sto spendendo un sacco di soldi in minchiate?
Aborro le pubblicità dei pandori con i bimbi che addentano il dolce sporcandosi la faccia con lo zucchero a velo. Non ho ancora capito se il mio problema siano più i pandori o i bambini [cose da approfondire nel 2013].
Però mi piacciono le lucine gialle, le decorazioni con i rami di abete e le palline rosse, almeno quanto mi fanno cagare gli alberi di Natale alti e magri, addobbati con gli avanzi del capodanno del millenovecentottantaquattro, che di solito si trovano al centro delle piazze dei paesi, [in tutti a parte il mio, dove qualche genio ha creato una orribile struttura di cemento, metallo e plastica che pare uno spot a favore dell’inquinamento].
Ma ciò che adoro al cento per cento del Natale, è che dopo aver superato risse per un parcheggio, code interminabili ovunque e amletici dubbi sul colore dei guanti da regalare alla zia di una certa zia, meritatamente mi siederò a quel meraviglioso tavolo pieno di cose buone da mangiare, per ridere e scherzare con le persone a cui voglio più bene, certa, certissima (per una volta almeno), di essere nell’unico posto in cui mi piacerebbe stare.
Vabbé, lo ammetto, non ho mai fatto più del cinquanta per cento di persone amate ad un tavolo natalizio, però è anche vero che dopo qualche bicchiere di prosecco per me la matematica diventa solo un’opinione come tante.
Buone feste a tutti da parte mia [e di Brasco].
dedicato alle persone amate al cui tavolo non sarò seduta quest’anno, ma poi nel pomeriggio arrivo…