è facile sparare sul travel blogger

bang 2Metto su la mia agenzia nel millenovecentonovantasei, esattamente nel periodo in cui i Tecnocasa con cravattone stavano iniziavano a spopolare, agevolando la diffusione dell’immagine dell’agente immobiliare moderno: un rompicoglioni che ti telefona a tutte le ore.
Così penso di migliorare il mio personal brand aggiungendo a quel che già faccio il mestiere di amministratore di condominio, magari prima seguo il corso serio all’Anaci, così son preparata e le genti capiranno che non li voglio fregare, ma solo ben lavorare. Sopravvalutavo le genti.

Mi piace scrivere, così tre anni fa circa apro un blog per poter raccontare la Liguria, e son finalmente felice.
Ed ecco che che il proliferare di una roba chiamata #blogtrip [dove nonostante il nome allettante non gira erba, ma solo grandi camminate e tante cose da magnare e bere] mette in cattiva luce l’immagine dei travel blogger. E no!

Ora, non per difendere la categoria, ma la pratica di sparare sui blogger con hashtag incorporato [che noto non si stanno difendendo affatto, forse non vi sentite ancora abbastanza tirati in causa?] sta rapidamente diventando una moda, non uno, però, che miri un po’ più in alto, ovvero a tutti quelli che li hanno bellamente sfruttati per tre caciotte e almeno un milione di false promesse.

Travel blogger, il vostro errore è stato credere di essere importanti per il territorio quanto George Cloney lo era per la Nespresso, e vi faccio notare che pure lui non c’è più.
Vi hanno dato a credere di essere insostituibili influencer, e un po’ era vero, ma lo eravate quando rappresentavate un’opinione slegata dal potere [ovvero dai soldi, cioè, dalle caciotte], poi avete perso l’unica cosa certa con cui potevate farvi pure la maglietta: la credibilità.

Ed è vero che qualcuno ci guadagna perché [al di là dei contenuti di cui tutti si riempiono la bocca, ma di cui alla resa dei conti a pochi importa] riesce a vendere bene la sua facciona, ma gli altri [la maggioranza] lo fanno nella speranza che un giorno… chissà….

Discutendo in tempi non sospetti di questo argomento con Carlo Vischi lui mi rispose una cosa molto semplice, ma al tempo stesso molto chiara:  uno su mille ce la fa.
E caro blogger, quell’uno su mille non sarai certamente tu se continuerai a far marchette per una caciotta sperando che qualcuno ti noti, perché credimi, ti hanno già notato e, indovina? Non andavi bene!

PS magari invece che impegnare il vostro tempo a girare per hashtag iniziate a leggere qualcosa di interessante, ché la lettura migliora la scrittura

6 pensieri su “è facile sparare sul travel blogger

  1. cara Paola, la smetti di diventare ogni giorno di più il mio mito e punto di riferimento?
    Spero di poter a breve far due chiacchiere con te.
    Nadia (quella delle Marche)

    Facendo la seria, penso che i blog trip non siano del tutto inutili, anzi, è come vengono organizzati e quello che ci si aspetta dai blogger che forse va rivisto e ripensato.
    Fatto sta che se ne sta un po’ abusando con il rischio di avere contenuti fotocopia dove di personale, la scoperta del viaggio, le cose da raccontare in prima persona e un po’ di innovazione nel racconto stesso, sono elementi che vengono a mancare.
    Il consiglio di leggere di più va sempre bene, è un po’ come “Se hai un problema: aggiungi olio!”

    • Cara Nadia (quella delle Marche), tralasciando la parte mito, il resto è a discrezione dei blogger.
      O continuano a far marchette, oppure si danno una ripulita sciacquando i panni dove meglio credono e iniziano a scrivere e fotografare con coscienza. Rifiutando di partecipare a qualsiasi cosa gli venga proposta e mettendo della distanza tra loro e quelli che invece, come cavallette, invadono magnano e poi chi si è visto si è visto, tanto domani è un altro hashtag.

  2. Ciao Paola, ho letto con piacere il tuo post. Nulla da eccepire in quello che dici, mi trovi d’accordo su ogni virgola, ma vorrei mettere sul tavolo il mio punto di vista. Non intendo esprimermi da blogger, non amo le etichette, e non mi sento tale – sono la stessa che fino a 3 mesi fa scriveva i suoi diari cartacei, ma da semplice lettrice e osservatrice.
    Il tuo discorso è un po’ banale, e non vale solo per il mondo dei blogger, ma in generale. Niente di nuovo, un j’accuse…! trito e ritrito che ogni volta si applica a diverse sfere. Nella nostra epoca ogni forma di produzione giornalistica/turistica/artistica/whatever è dominata nella stragrande maggioranza da fini commerciali, può sembrare volgare, ma è cosi. Poi ci sono coloro che si adoperano e continuano a lavorare con più o meno impegno, più o meno spirito critico, più o meno originalità, con più o meno capacità e competenze.
    Vorrei anche aggiungere un’altra considerazione: tutto ciò che di nuovo nasce, quando via via comincia a svilupparsi, ad avere una dimensione più importante, di fatto entra nel mercato dei grandi numeri (in questo caso della promozione turistica) e diventa un famigerato prodotto. Ma il male non è questo. Il problema è quando chi vende e chi compra se ne fregano altamente del contenuto, della sostanza. E spesso purtroppo chi produce (il blogger) perde la vena, il piglio – presupponendo che ne abbia mai avuto uno. E c’è anche un altro fenomeno da considerare: chi guarda quelli che si buttano a capofitto nel circo delle marchette, diventando meri “prodotti” senza contenuto, e iniziano a puntare il dito e a struggersi. Non ne vale la pena. Qualcuno una volta scrisse “Lo sguardo indifferente è un perpetuo addio”.
    Il mio consiglio è banale, ma è secondo me la chiave: rimanere fedeli a se stessi, fare ogni giorno ciò che si crede, con impegno, e se questo produrrà successo (tanto meglio), l’obiettivo dovrebbe essere di evitare di sentirsi dio in terra e dirottare l’energia verso/contro sé stessi, ma ricordarsi che quello che si fa è pur sempre una manifestazione sociale, veicolo di un messaggio verso l’esterno. Ognuno, però, rimane custode della propria coscienza.

    Ciao e buona giornata, Paola (sì, anch’io)

    • Ciao Paola, in qualche maniera ho scritto il post per chiarirmi le idee attraverso le parole di chi avesse avuto il piacere di commentare, magari anche solo con un: ma tu chi sei per scrivere ste cose? Tra l’altro a questo io non saprei rispondere.
      Penso che non so nemmeno perché me la prendo se il mondo va avanti a marchette, e quelle degli scrittori online non sono le peggiori. Forse mi ero davvero illusa di aver trovato un ambiente più “pulito” rispetto a quello in cui di norma bazzico.
      Ciò detto, ti chiedo di considerare le mie prese di posizione sui prodotti “privi di contenuto” [non sono contraria al fine commerciale, sono più che altro le schifezze a farmi schifo] non contro qualcuno, ma a favore di chi al contenuto, invece, continua a credere. Se loro, tra di loro, decidessero di fare rete, si potrebbe invertire la legge di Gresham, ché il mio sogno di sempre è che sia la moneta buona a scacciare quella cattiva.
      Magari resterà un sogno, ma da qualcosa bisognerà pur iniziare.
      Grazie mille per il tuo commento, mi ha aiutato a chiarirmi le idee.

  3. Ciao Grazie per la pronta risposta, mi sa che ci siamo aiutate a vicena, perche sto cercando di capire in che pasticcio mi sono messa [ scherzo 🙂 ] il tuo è l’inizio di un sogno, ci sono tante persone che, come te, sono portatrici sane di spirito critico e personalità, che non gli viene facile scendere a compromessi – ma quella totalità è ancora minoranza o élite, ognuno scelga la definizione che più gli piace. Attenzione però: “la minoranza è impotente finché si adatta alla maggioranza. La minoranza diventa imbattibile non appena mette in campo tutto il suo peso” (Henry David Thoreau)
    A presto, Paola

    • Ho letto ora che Thoreau non credeva nel potere assoluto della maggioranza, che poi è tale solo in termini numerici, e non in valori assoluti.
      Io so solo andare avanti, con i miei valori e con la mia coscienza, e finché mi riconoscerò in quel che scrivo, allora saprò che sto facendo la cosa giusta, per me almeno.
      Della maggioranza, non mi è mai importato nulla.
      Piacere di averti conosciuta e spero a presto.
      p.

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