Provate a cambiare la vostra foto di profilo su Facebook e metterne una orrida, in ogni caso riceverete una valanga di like e commenti entusiastici.
– Come sei bellaaaaa/oooooo
L’unico motivo per cui le genti vi gratificano del (falso) complimento è che Mark, prendendo esempio dai peperoni, riproporrà quel post più volte in bacheca tra la vostra cerchia di amicizie strette, e gli amici si sa son gentili con gli amici (Don Vito Corleone docet).
Bon, l’argomento di oggi riguarda quanto il quartierino di quelli che continuate a vedere nel news feed sia dolosamente limitato.
Dolorosamente perché son certa che tra i miei circa milleduecento amici ce ne debbano essere di molto interessanti per me, inoltre, anzi, soprattutto (che son egocentrica si sa) potrei essere io molto interessante per loro.
Ma niente, con tutti questi infiniti altri non ci si becca, perché l’algoritmo dell’affinity ci propone sempre le stesse (50, 60?) persone, e se poi ci aggiungete che anche le persone che commentano quelle persone sono sempre le stesse, capirete bene che l’unica maniera per uscirne sarà emigrare su twitter o meglio andare al bar sotto casa a farsi un cordiale.
In pratica Mark ha riprodotto il claustrofobico ecosistema “paesello di provincia” anche su Facebook, per cui, invece di agevolare la socializzazione, ed essere spronati ad uscire dalla confort zone, rischiando forse delle porte in faccia, ma con la gratificazione di un confronto tra esseri umani che non la pensino esattamente come noi, non facciamo che ritrovarci nel nostro piccolo mondo dove tutti ci danno sempre ragione (ci giurano persino che siamo belli!), e dove anche se pubblichi una solenne minchiata, non mancheranno i soliti fans pronti a commuoversi e a esaltare la tua prosa, manco commentassero Ian McEwan (lo sto leggendo ora e mi piace, quindi…).
In attesa delle vostre foto cesse (e dei commenti entusiastici) a conferma della mia teoria, condivido con voi un’ultima piccola riflessione: se Mark, noto anticipatore di inespresse altrui volontà, ha costruito questo per noi, non sarà che galleggiare negli orizzonti limitati delle conferme telecomandate è esattamente ciò che fortemente desideriamo?
PS se stai pensando che questo post è una minchiata son quasi felice.
Mark non ha affatto ricostruito il paesello: al paesello ero obbligato a stare con persone per me poco interessanti (interessi diversi ad es.), nel paesello che frequento online posso includere persone che trovo interessanti (magari nonostante stiano in Liguria) di cui prima avrei dovuto fare senza.
Più che Mark però ringrazierei Tim Berners Lee.
Ciao Cristiano, io non metto in discussione la qualità delle persone che, grazie a Mark, o meglio ancora a Tim, sono riuscita a conoscere, gente con cui mai al mondo avrei avuto occasione di parlare, vivendo e lavorando nel paesello mio.
Il punto è (per me almeno) che per quanto siano meravigliose queste persone, sono sempre le stesse. E così ci si ritrova, stancamente, a commentarsi e a gratificarsi, un po’ per abitudine, un po’ perché facciamo parte della stessa scuola di pensiero (è come se per confermare la veridicità dei fatti leggessi solo un giornale).
Se desidero incontrarmi, scontrarmi, e confrontarmi con opinioni diverse, allora Facebook non è il posto giusto.
Con la serendipità con cui a volte ti propone degli argomenti spesso trovo anche opinioni diverse, sono le persone che fanno la differenza e coltivano il dialogo evitando, nel caso, lo scontro.
Credo che non ci sia posto giusto per confrontarsi o per gratificarsi: ognuno deve far entrare nel proprio mondo le persone che vuole a prescindere dagli strumenti. Però con Twitter difficilmente ci si confronta, viste le caratteristiche. Magari ci si informa facilmente con obiettivo più largo, quello sì.
Però poi le discussioni ed i confronti avvengono o a casa propria (cioè qui) o nella stanzetta che ci subaffitta Mark, per ora.
Sarà che twitter, quando ancora su facebook leggevo solo di quelli del paese mio, mi ha permesso di incontrare gente nuova, o sarà che a me le compagnie non son mai piaciute. Comunque tu mi hai letto su twitter, e mi hai risposto sul blog, ora non resta che cambiare la tua foto di profilo con una molto cessa per confermare appieno la mia teoria!
Risponderti su Twitter era limitativo, si rischia di discutere a battute appunto.
Avrei preferito discuterne su FB, se l’avessi rilanciato perché mi interessava il punto di vista di altre persone che qui non ci capiteranno probabilmente mai. Nemmeno se leggono il pezzo.
Sulla foto profilo con tutto il tempo che ci ho messo a trovarne una che non mi dispiacesse non esiste proprio la possibilità di cambiarla. 🙂
Per una volta che ne ho una che dicono mi somigli, abbia il mare, permetta a chi non mi ha mai visto di riconoscermi quando mi incontra…
Non sarò io la cavia di quell’aspetto della tua teoria.
Però a giudicare dalle reazioni quando la foto profila scema l’ho messa (https://www.facebook.com/cieffe27/media_set?set=a.438916208262.224015.708413262&type=3) direi che al limite sono l’eccezione!
Domani metto il post su Facebook, e vediamo lì l’effetto che fa, se effetto farà.
proverò a resistere dal commentare anche lì, per non influenzare il risultato dell’esperimento. 🙂
L’esperimento era quello di cambiare la foto di profilo, gli eventuali commenti o i like di Facebook arriveranno, più o meno, sempre dalle stesse persone.