Ho recentemente partecipato a Riva del Garda ad un evento che avrebbe dovuto raggruppare “esperti” in ambito web (food blogger in questo caso) e i proprietari di strutture ricettive sparse sul territorio.
Di solito queste due entità si sfiorano, ma difficilmente si toccano, gli uni, i bloggers, troppo occupati a scattarsi selfie e ad hashtaggare l’impossibile (perché non è che siam qui solo a mangiare gratis, noi lavoriamo!).
Gli altri, i titolari di alberghi o cose simili, troppo occupati a tirare avanti la baracca per riuscire a partecipare ad un evento dove potrebbero imparare qualcosa.
Per fortuna ci sono le meravigliose eccezioni, e sono loro che ho annoiato illustrando la mia idea sulle “immagini al tempo dei social”.
Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha avuto luogo una sola volta
Questa frase di Barthes spiega, almeno in parte, l’amore degli esseri umani per le immagini, in qualche modo esse sono la realizzazione del nostro sogno più grande: quello di riuscire a fermare il tempo immortalando l’attimo, avvicinandosi in qualche modo all’eternità.
Non a un caso, infatti, la fotografia nasce nel 1839, ma le immagini, invece, esistono da sempre; i primi selfie (per buona pace dei bloggers) non sono forse le pitture rupestri sulle pareti delle caverne vecchie di 40 mila anni?
Tutto è cambiato, ma nulla è cambiato, solo gli strumenti e i modi in cui oggi condividiamo ricordi e storie.
Ma a questo convegno io parlavo alle attività, ai brand, e come può un albergo, un bar, un ristorante utilizzare le immagini per promuoversi?
Iniziando con il ricordarsi due punti essenziali:
1. che i social sono stati immaginati per le persone
2. e che le persone vogliono ascoltare storie.
In questo articolo Sergio Cagol lo spiega meglio di me: non si va sui social network per vendere, ma per conversare, e i vostri fan (che già vi amano) non aspettano altro che voi li rendiate partecipi, per cui non cercate gli scatti perfetti, piuttosto cercate di emozionarvi prima di scattare.
Il mio speech è racchiuso nelle slide qui sopra, quindi concludo dicendo che fotografia è una parola che deriva dal greco: foto che significa luce e grafia, ovvero scrittura. Io non lo sapevo, e quando l’ho letto mi son commossa (dopotutto sono una romantica donna inglese).
E siccome son romantica, mi piace immaginare che in questo preciso istante, avendo capito come funziona (tipo capito), non perdeste più tempo a pensare di non essere capaci, e uscendo dal vostro ufficio, telefono alla mano, iniziaste a raccontare la luce, iniziaste a condividere la vostra storia, che tutto il resto arriverà da sé…
forse (ma il forse è tutta colpa dell’Edge Rank!).
PS per togliere il cibo ai food blogger bisogna rubarglielo mentre scattano una fotografia (cit. Marianna Marcucci)
La formazione migliore penso sia quella che faccia sorridere. Grazie 🙂
Grazie a te, (che ti sto ringraziando ovunque e anche per questo ti ringrazio)