Quando ho ricevuto la mail di Alessandra Farabegoli in cui mi chiedeva di fare da docente per un corso di fotografia al Digital Update mi son messa a piangere.
– Il Digital Update, capisci?!
ho spiegato alla mia socia che mi guardava preoccupata:
– E che è il Digital Apdeit?
Io non mi considero una fotografa, e quando me lo domandano rispondo:
– Schiaccio solo il pulsante
– L’otturatore volevi dire
– Ecco sì, quello.
Avrei potuto usarla per il lavoro, solo questo mi ha spinta ad acquistare la mia prima macchina fotografica digitale, una Epson, a fine anni novanta inizio duemila, non ricordo esattamente.
Ciò che ricordo bene è che da quel giorno non ho più smesso di far foto.
Alle case, inventando prospettive impossibili per non renderle riconoscibili ai colleghi (ndr agenti immobiliari); poi, con l’apertura di un blog che parlava di Liguria, ai paesaggi, quindi alle facce, alle cose, alla luce.
Mai pensato che qualcuno potesse trovare interessanti le mie fotografie.
Scattavo e basta, senza domandarmi cosa stessi facendo, il che non è corretto, forse, ma mi ha permesso di non avere pregiudizi, di fare quello che mi andava, secondo il mio gusto.
Henri Cartier-Bresson in un’intervista dice che l’insegnamento e l’apprendistato non servono a niente, bisogna vivere e guardare.
E questo io ho fatto, ho iniziato a osservare il mondo attraverso il mio mirino, e ho capito subito che, visto da lì, il mondo è qualcosa che puoi decidere tu come raccontare.
– Ma allora, uno dirà, se basta guardare, cosa ci vengo a fare al tuo corso?
Potrei risponderti che nonostante il milione (almeno) di scatti scattati, più leggo di fotografia e minori sono le mie certezze, ma forse questo non sarebbe di grande stimolo, così rubo delle parole belle che spero ti piacciano come son piaciute e me:
Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello.
Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi.Cesare Pavese –
Quei pensieri sono dentro di noi, e spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto, ecco perché sentirli risuonare, meglio se in compagnia di gente che vibra della nostra identica predisposizione, ci consentirà di dar loro una forma, forse mai nemmeno immaginata, di riempircene completamente l’anima.
I corsi che mi son piaciuti di più son quelli in cui uscendo mi pareva di aver già saputo quello che era stato raccontato, esattamente come mi capita al primo ascolto di certe canzoni, che è come se fossero sempre state lì, da qualche parte nel mio cuore, in attesa solo di farsi trovare.
PS il mondo è sono una questione di punti di vista