La mattina del 24 agosto mi son svegliata con il giornale radio che annunciava il terremoto in centro Italia. La prima cosa che ho fatto è stata scrivere a una mia amica che vive lì, anzi, la prima cosa che ho fatto è stata guardare su google maps quanto lei fosse vicina al terremoto, ed era così vicina che ho avuto una cazzo di paura che le fosse accaduto qualcosa.
Un secondo dopo ho moltiplicato la paura per lei al dolore per tutte quelle persone sconosciute che in pochi secondi hanno assistito allo spostamento della loro vita su una direttrice parallela ma lontanissima.
Mentre bevevo il caffè ho iniziato a pormi una domanda: in questo mondo dove la visibilità è potenzialmente infinita e chiunque pubblichi su un Social può essere considerato un medium, qual è il punto di rottura? Cosa fa scattare il desiderio di dimostrare partecipazione, anche con il silenzio, e cosa invece giudichiamo sufficientemente distante da farci rimanere sulle nostre quotidiane posizioni?
Ho osservato un po’ le 238 persone che seguo su Instagram, sono poche lo so, ma se una rondine fa primavera, duecentotrentotto posso fare un indizio di comportamento.
A braccia direi che la maggior parte ha scelto il silenzio, ma non erano pochi quelli che hanno continuato con i loro allegri buongiornooooo dalle località di vacanza.
Piedi nella sabbia e pranzetti esotici non hanno smesso di essere raccontati. E il signor X, uno scrittore abbastanza conosciuto, mentre pubblicava le sue tre foto ha trovato il tempo per scrivere un’invettiva contro alcuni giornalisti incapaci, a suo avviso, di gestire la cronaca del terremoto.
Quelli che “gli immigrati negli alberghi e i nostri nelle tendopoli” credo siano di livello culturale basso, facili vittime del pregiudizio e degli intortamenti vari. Ma che pensare degli altri, a cui attribuisco valori culturali e capacità di comunicazione, che si sono posti al di qua della linea rossa continuando come se nulla fosse a parlare delle loro futili cose?
Il mio non vuole essere un atto d’accusa quanto una constatazione: è sempre facile criticare gli altri, ma chi decide dove e quando tracciare la linea. Cosa va bene e cosa invece no?
E se quell’impressione costante che la spazzatura del vicino puzzi sempre di più della nostra fosse solo ciò che sembra: un’impressione.
PS 45500 il numero per gli sms solidali in favore delle vittime del terremoto
Condivido al 100%.
Di fronte a queste tragedie, il silenzio è l’unica cosa. Al massimo, rimbocchiamoci le maniche e diamo una mano.
Per donare, ci sono molti modi. Io per esempio ho sul mio telefono la App di pagamento elettronico Satispay. Tramite questa app, in collaborazione con OneClick, si può donare qualcosa semplicemente con un click.
Ottimo! Mi hai dato un bel suggerimento.