Instagram usato da me

Un altro articolo su Instagram? Sì. Scritto da una (io) che lo usa per lavoro e che di lavoro non fa la social media qualcosa, né la copy, né qualsiasi altra roba figa dal nome straniero. Ne scrivo io che di mestiere faccio l’agente immobiliare (oh, oh…).

Vorrei poter dire: tutto è iniziato il 6 ottobre del 2010 il giorno in cui nacque Instagram, un social in cui cui ho sempre creduto molto.
Invece tutto è partito a ottobre, quando l’Accademia d’Impresa di Trento ha chiesto a me e a Sergio Cagol di fare un corso dedicato, appunto, a Instagram.

E allora l’idea: trasformare il mio account aziendale, fino ad allora utilizzato senza la minima strategia, in un esempio da portare in aula e su cui discutere: perché è facile spiegare/insegnare cosa si dovrebbe fare, più difficile poi è mettere in pratica i buoni (quando lo sono) insegnamenti.

Così mi son messa dalla parte dello studente e mentre lo usavo seriamente ho scoperto le criticità in cui è facile arenarsi, e gli errori in cui è facile incappare quando lo si approccia in maniera scriteriata.

Anticipo qui alcune considerazioni di cui parlerò in maniera approfondita a Trento i giorni 14 e 15 febbraio prossimi (forse ci sono ancora dei posti liberi):
1. i numeri sono importanti? Dipende, ci sono 1 miliardo di utenti attivi nel mondo, ma tu hai una baita sul cucuzzolo di una montagna, chettifrega del mondo, cerca di capire chi sono le persone a cui potresti piacere tu.
2. le fotografie sono importanti? Dipende, mai sottovalutare l’incapacità di alcuni di produrre una composizione armonica che sappia dare rilevanza al soggetto, ma il paradosso di Instagram è che la fotografia è solo il punto di partenza. Il punto d’arrivo è riuscire a trasmettere il vostro messaggio (quindi avere un messaggio), utilizzando uno stile personale (quindi trovare il proprio stile).
3. i BOT sono il male? Dipende, io ne ho provato uno per qualche giorno, volevo capire e quello era l’unico modo. Se utilizzato a vita è il male, perché parla a nome tuo senza essere in grado di sostituirti. Però può aiutarti molto a focalizzare i tuoi obiettivi, il tuo target, e, perché no, a riconoscere i BOT altrui.
4. la community è importante? Qui la risposta è un SÌ scritto in grande e con una musica romantica per sottofondo. Riuscire a dialogare con un gruppo di persone che sono legate a te perché gli piace quel che pensi e che dici, avrebbe dovuto essere lo scopo principale di ogni brand sui social.
Poi la cosa ha preso la mano, e tutto è diventato fasullo e lontano come una qualsiasi pubblicità alla televisione. Ma la bella notizia è che, soprattutto per una piccola azienda, è ancora possibile creare contenuti con quella finalità, e gli esempi positivi non mancano.
5. con Instagram si può vendere? Dipende, io non ho grandi speranze di riuscire a vendere una casa grazie a Instagram (però mi sto facendo conoscere dalle persone del luogo che potrebbero forse darmi la loro da vendere). Ma ci sono tanti settori in cui è possibile farlo (ne parleremo), e in ogni caso non lascerei scoperto un canale che come minimo potrebbe servire per fidelizzare i clienti già acquisiti.
6. usare Instagram è facile? Dipende, usarlo male è facilissimo. Per usarlo bene, invece, con contenuti specifici su cui si è ragionato prima, bisogna obbligarsi a superare il pregiudizio che si tratti di cazzeggio, e capire che il tempo speso lì è lavoro e pure impegnativo.

Ma a questo proposito cito Alessio Beltrami che è stato capace di sintetizza bene il concetto: “io sono un folle e investo molto tempo per creare contenuti. Vero. Quelli che invece continuano a fare telefonate, appuntamenti e preventivi tentando di vendere a persone che ignorano completamente della loro esistenza, tu come li chiami?”.

PS ci vediamo a Trento.

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